Papi che hanno fatto la storia

L’umanità non potrà mai vedere la fine dei suoi guai fino a quando gli amanti della saggezza non arriveranno a detenere il potere politico. Platone

 

Il Cristianesimo delle origini

All’epoca dell’avvento del Cristianesimo non c’era una lingua unica, ma tante lingue, tante culture, tanti modi di vedere il mondo. La Chiesa di Roma sviluppò un complesso e articolato organismo religioso  capace di soddisfare le esigenze spirituali di molti individui che a quell’epoca erano privi di punti di riferimento. Si sviluppò il culto dei santi e furono costruiti nuovi edifici sacri, dove le persone potevano riunirsi. Gli antichi riti pagani venivano celebrati su altari che erano posti fuori dai templi. Al contrario, i cristiani svolgevano i riti religiosi in luoghi chiusi, alla presenza di tutta la comunità dei fedeli. Poiché servivano edifici di culto in grado di contenere numerose persone, i cristiani presero a modello l’edificio più spazioso dell’antica Roma, la basilica, ossia il luogo dove i romani amministravano la giustizia.

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Alto Medioevo

Il capo della chiesa, il papa, divenne la massima autorità religiosa dell’Occidente. Il papato acquisì un grande prestigio poiché fu l’unica entità del mondo antico a operare, dopo la frammentazione dell’Impero romano d’Occidente, in tanti regni barbarici. Aumentò il potere dei vescovi, al punto che l’Europa occidentale fu divisa in diocesi (la diocesi è stata dapprima una suddivisione amministrativa dell’Impero Romano, in seguito e fino ai nostri giorni è una suddivisione di diverse Chiese cristiane), ossia aree di controllo del vescovo. Il vescovo difendeva il proprio territorio da tributi troppo esosiamministrava la giustizia; raccoglieva le elemosine; amministrava i sacramenti. Grazie alla sua articolata e capillare organizzazione la Chiesa divenne una struttura alternativa al potere civile.

L’azione cittadina operata dal vescovo è un chiaro esempio di supplenza che venne svolta dall’autorità religiosa nei confronti di quella civile. Dopo la sconfitta degli Ostrogoti, Giustiniano (Imperatore del Impero romano d’Oriente) aveva emanato la cosiddetta Prammatica Sanzione (554) un documento contenente norme e disposizioni per ordinare i territori italiani. Con la Prammatica Sanzione il sovrano estendeva la codificazione espressa nel Corpus Iuris Civilis dell’Impero d’Oriente all’Italia, dopo la conquista della penisola ai Goti. L’editto venne emanato su richiesta di papa Vigilio. In questo documento venivano riconosciute ai vescovi importanti funzioni di amministrazione dello Stato: i vescovi diventavano ufficialmente dei funzionari dello stato.

Il ruolo del papa emerse in tutta la sua evidenza durante il pontificato del papa Gregorio Magno (590-604). Gregorio trattò con gli invasori Longobardi, pagò i tributi che avevano imposto e sfamò la popolazione con il grano dei possedimenti della chiesa romana. Egli fece di Roma il centro propulsore dell’evangelizzazione (conversione al cristianesimo) d’Europa, impegnandosi a creare una profonda unità spirituale. Si ricordi che a partire dal IV secolo la Chiesa aveva iniziato ad acquisire vasti possedimenti fondiari, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale, in Sicilia, in Calabria, in Sardegna. Il cosiddetto patrimonio di san Pietro si era accresciuto grazie alle ingenti donazioni di re come quella di Liutprando e dei re dei Franchi. La chiesa svolse inoltre iniziative culturali ed economiche. I monaci permettevano la conservazione della cultura. La necessità di incenso per riti e stoffe per i paramenti, metalli per altari e reliquiari favorivano la continuazione dei commerci con l’Oriente.

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Il crollo dell’Impero romano d’Occidente aveva portato alla scomparsa delle scuole pubbliche e le uniche isole di sapere divennero le scuole ecclesiastiche e i monasteri; a questo riguardo, i monaci erano le persone più istruite dell’epoca.

Nascita dei monasteri. La diffusione del cristianesimo in Europa occidentale non fu solo opera della Chiesa e dei vescovi ma anche del fenomeno del monachesimo. A essi si deve il processo di evangelizzazione di vaste zone dell’Europa occidentale. Nei monasteri era presente una guida, l’abate, un monaco anziano. Al contrario della popolazione dell’epoca che era analfabeta, i monaci sapevano leggere e scrivere. A partire dal V secolo di svilupparono diversi tipi di vita monastica e i fondatori delle comunità introdussero le regole, che stabilivano le norme di comportamento e le occupazioni dei monaci, la preghiera comune, la lettura delle sacre scritture, la durata giornaliera del lavoro manuale e il tempo da dedicare alla meditazione personale.

Differenza tra chiesa cattolica e chiesa protestante

La regola che ebbe maggiore diffusione fu quella elaborata da San Benedetto da Norcia (480-543) che fondò il suo primo monastero a Subiaco, nel Lazio. La regola da lui elaborata, riassunta nel motto ora et labora (prega e lavora) esaltava i valori del raccoglimento spirituale, ma anche dell’operosità manuale. I monaci erano tenuti a osservare i tre voti della povertà, castità, obbedienza. La regola benedettina stabiliva che il letto dovesse essere un semplice pagliericcio, quanto cibo e vino spettasse a ognuno, come vestirsi nelle varie stagioni, come dovessero svolgersi le preghiere durante i pasti. I monaci si impegnavano a non lasciare mai il monastero, vivendo in clausura, pur mantenendo un atteggiamento di ospitalità verso chi si presentasse alla loro porta. I monasteri costituivano dei centri propulsori dell’economia, lavorazione dei campi, immagazzinamento e conservazione dei prodotti fondamentali per la sopravvivenza della popolazione. I benedettini svilupparono un nuovo modello di società, nel quale l’antico concetto romano di proprietà privata, subentrava a quello della solidarietà collettiva.

 

SAN PIETRO


Simone, detto Pietro (I secolo a. C. – 67), fu uno dei dodici apostoli di Gesù; è considerato il primo Papa della chiesa cattolica. Pietro nacque con il nome di Simone, in un luogo vicino al lago di Tiberiade. Incontrò Gesù Cristo a Cafarnao, dove abitò e fece il pescatore assieme al fratello Andrea. Dal Cristo fu denominato Pietro, che significa pietra. Pietro venne martirizzato, per crocifissione all’epoca di Nerone. La tradizione sostiene che i Romani lo crocifissero a testa in giù perché, per umiltà, Pietro non volle subire lo stesso martirio di Gesù. La basilica di San Pietro sorge nel luogo della sua tomba.

 

LEONE I (440-461)

LEONE I MAGNO di Tuscia (440-461) Nato a Volterra fu eletto papa per volontà del clero e del popolo il 29 settembre 440. Leone viene ricordato come “Magnum”, “Il Grande” e il Coraggioso, grazie alla sua intensa opera diplomatica e religiosa.  Leone I riuscì a sostituirsi a quello imperiale di Valentiniano III, prevedendo severi rimproveri ai trasgressori delle tesi teologali (le virtù teologali – nella dottrina cristiana- sono: fede, speranza, carità); rinnegando le teorie eretiche (eresia: dottrina contraria alle verità di fede proposte dalla chiesa cristiana o cattolica) e riuscendo a farsi assegnare compiti d’ambasciata e quindi statali, dalla stessa imperatrice/madre Placidia. La vicenda che fece diventare “magnum” Leone I viene fatta risalire al fatto di aver temporaneamente bloccato l’invasione “barbarica” degli Unni. Riuscì infatti a far desistere dalle sue intenzioni il terribile re Attila. A Roma però si dovette confrontare con l’assalto dei Vandali, dai quali riuscì ad ottenere solo che risparmiassero tre basiliche: San Pietro, San Paolo e San Giovanni in Laterano. L’importanza del pontificato di Leone giace nelle sue asserzioni di un episcopato (l’ufficio e la funzione del vescovo) universale del vescovo romano, che trapelano dalle sue Lettere, e ancor di più dalle sue noventasei orazioni. Leone I morì il 10 novembre del 461. Le sue spoglie furono deposte nel sagrato dell’antica basilica di San Pietro. Dopo l’erezione della nuova basilica le spoglie furono traslate sotto l’altare.

 

GREGORIO I, romano (590-604)

Nacque probabilmente nel 540 da Giordano della nobile famiglia degli Anici, tra i quali si annovera anche uno dei primi pontefici: Felice III. Gregorio seguì inizialmente una vita politica che lo portò ad essere nominato prefetto di Roma (572) da Giustiniano II. Fu detto anche “il Benefattore”perchè decise di trasformare i suoi possedimenti a Roma (sul Celio) e in Sicilia in monasteri e di farsi monaco. Non dimorò a lungo nel suo convento del Celio poiché venne inviato come nunzio presso la corte di Costantinopoli, dove restò per sei anni. Al suo rientro a Roma, nel 586, tornò alla quiete del monastero sul Celio, dove ancora rimase per poco tempo: il 3 settembre 590 fu chiamato al soglio pontificio dopo la morte di Pelagio II di cui era stato segretario. Durante il suo pontificato dovette far fronte, oltre che ai Longobardi, anche a una serie di disgrazie naturali, dalla siccità alla carestia, per finire alla pestilenza. Fu amministratore avveduto ed energico, sia nelle questioni sociali e politiche per provvedere alle popolazioni bisognose di aiuto e di protezione, sia nelle questioni interne della Chiesa universale. Ebbe a trattare con molti paesi europei; con il re visigoto convertitosi al Cattolicesimo, Gregorio Magno fu in continui rapporti e fu in eccellente relazione con i re franchi. Con l’aiuto di questi riuscì a tradurre in realtà il suo sogno di conversione della Britannia. L’epistolario (sono 848 lettere tramandate) e le omelie al popolo documentarono la sua molteplice attività e dimostrano la sua grande familiarità con la Sacra Scrittura. Ovunque lasciò un’impronta, come nella musica in campo liturgico con la promozione del canto “gregoriano”. Gregorio I, definito successivamente San Gregorio Magno, morì a Roma il 12 marzo del 604 e fu sepolto in San Pietro.

LEONE III, romano (795-816)

Poco si sa della sua vita precedente all’elezione al Soglio pontificio. Nato e cresciuto a Roma, prete di origine modesta e privo di appoggi fra le grandi famiglie romane, maturò notevoli esperienze negli uffici lateranensi. Fu eletto pontefice all’unanimità il 26 dicembre 795. Incoronò Carlo Magno imperatore del Sacro romano Impero. Fu sepolto nella basilica di San Pietro.

GREGORIO VII (1073-1085): il riformatore 

Parole chiave: lotte per le investiture, riforma della Chiesa, umiliazione di Canossa, elezione di un antipapa

Gregorio VII  fu eletto Papa il 22 aprile del 1073, in San Pietro, con il nome di Gregorio VII. Nato intorno al secondo decennio dell’anno mille, la sua vita fu subito improntata alla religiosità. Un periodo si ritirò nel monastero di Cluny da dove fu richiamato da papa Leone IX per essere affiancato nella riforma della Chiesa. Morto Papa Alessandro II, Ildebrando fu eletto papa. Nell’anno seguente, papa Gregorio convocò in Roma un concilio e vi fece approvare due famosi decretiil primo contro i preti trasgressori alla legge sul celibato, il secondo contro l’ordinazione dei vescovi da parte dei principi laici. Si ribellarono al papa il clero di Germania e quello di Lombardia, infatti nella notte di Natale del 1075, Arrigo IV di Germania entrò con i suoi armati in Santa Maria Maggiore, dove il papa pontificava, lo strappò dall’altare ferendolo nel capo e lo fece prigioniero. Ma il popolo liberò il pontefice poche ore dopo. Arrigo IV si preparava a scendere in Italia, quando Gregorio adunò un concilio (1076) nel quale lo scomunicò e lo dichiarò deposto dal trono di Germania e d’Italia. Per la prima volta, un Papa si assumeva la facoltà di deporre un imperatore; molti signori soggetti ad Arrigo gli si ribellarono e convocarono una dieta per nominargli un successore. Arrigo allora, visto il pericolo, scese in Italia per riconciliarsi col papa (1077), e questi, che si trovava a Canossa nel castello della contessa Matilde, gl’inflisse l’umiliazione di farlo stare tre giorni scalzo nel secondo recinto del castello, esposto alle intemperie invernali, prima di ammetterlo alla sua presenza. Finalmente il quarto giorno lo assolse dalla scomunica. Arrigo IV prese però nuovamente le armi contro l’imperatore di Germania. Fu allora nuovamente scomunicato da Gregorio VII. Arrigo fece eleggere l’antipapa Guiberto, arcivescovo di Ravenna, col nome di Clemente IIIGregorio VII, assediato in Castel Sant’Angelo, venne liberato dai Normanni. Riparò a Salerno, dove morì nel 1085, dopo aver levato tutte le scomuniche aveva inflitte, tranne quelle contro l’imperatore e l’antipapa. (Fonte: Corriere.it)

CELESTINO V (1294-1294): colui che si dimise dalla carica di papa

Dopo più di due anni di sede vacante, fu eletto papa il fondatore dell’ordine dei Celestini, Pietro Angeleri da Morrone, nato a Isernia, eremita e venerato come santo in Abruzzo. L’ottantenne pontefice, eletto nel luglio 1294 con il nome di Celestino V, depose la tiara (copricapo del papa) nel dicembre dello stesso anno, disgustato dalla sorda opposizione che gli facevano i cardinali. Il suo successore, Bonifacio VIII, lo tenne prigioniero nella fortezza di Fumona, dove morì il 19 maggio 1296. Dante lo collocherà nell’Inferno, bollandolo come “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. Lo stesso Bonifacio VIII lo santificò, poco dopo, imitando quegli imperatori romani che concessero gli onori dell’apoteosi a personaggi uccisi per ordine loro.

BONIFACIO VIII (1294-1303): il papa dello schiaffo

Papa Bonifacio VIII, cattedrale di Anagni

Passato alla storia cone “Il Papa dello schiaffo”. Nato ad Anagni, salì al trono pontificio il 24 dicembre 1294 in seguito all’abdicazione di Celestino V. Ebbe immediatamente gravi conflitti con Colonna, che scomunicò ed espulse da Roma. Impose contribuzioni al clero e istituì nel 1300 un giubileo ogni cento anni (nella Chiesa cattolica, il giubileo, anche definito anno santo, è il periodo durante il quale il Papa concede l’indulgenza plenaria ai fedeli che si recano a Roma e compiono particolari pratiche religiose). Fu uomo superbo e vizioso, ma fu anche dotto e versato nella giurisprudenza. Scomunicò un gran numero di monarchi del suo tempo, coi quali fu in discordia per le sue vedute ambiziosissime per suo dispotismo. La sua condotta fu in molte circostanze immorale e Dante lo collocò nell’Inferno fra i simoniaci. Lottò con l’imperatore Federico e il re di Francia, Filippo IV il Bello. Il suo pontificato finì proprio per il conflitto con quest’ultimo, il quale, con l’aiuto degli Stati Generali, ribadì il principio che sopra il re non esistesse altra autorità tranne Dio. Bonifacio VIII rispose con la bolla “Unam Sanctam”, una solenne dichiarazione di supremazia. La Francia insorse: Guglielmo di Nogaret scese in Italia e rinchiuse Bonifacio VIII nel Palazzo di Anagni. Morì l’11 ottobre 1303 dopo quasi nove anni di pontificato. Fu sepolto a Roma, San Pietro.

GIULIO II (1503-1513): un abile politico

Nipote di Sisto IV, nato ad Albissola presso Savona, fu successivamente vescovo e cardinale. Audace, coraggioso, battagliero e geniale, il cardinale della Rovere, che era stato esiliato da Alessandro VI, tenne testa al Borgia, sollevò contro di lui gran parte dell’Italia, e contribuì non poco alla conquista di Napoli da parte di Carlo VIII, alla ribellione dei Genovesi e alla cacciata di Lodovico Sforza da Milano. Fu eletto papa nel 1503; iniziò il suo pontificato con una bolla secondo la quale in avvenire si sarebbe annullata ogni elezione di pontefice dovuta a brogli e a simonia. Poi Giulio II rivolse tutti i suoi sforzi a restaurare la potenza politica dei papi e a ricuperare i domini usurpati sul patrimonio della Chiesa Dapprima alleato del re di Francia Luigi XII, iniziò poi a temere per l’ingerenza della Francia nelle cose d’Italia, vista come un pericolo per l’indipendenza del papato. Il re dei Francesi, per difendersi, portò la lotta sul terreno spirituale e da un concilio nazionale ad Orléans fece dichiarare libera la Francia dall’obbedienza a Giulio II. Allora il papa oppose a Luigi XII il quinto concilio ecumenico, con il quale annullò solennemente le decisioni dei due concili precedenti. Promosse inoltre la Santa Lega, nella quale fece entrare gli Svizzeri, Venezia, i re Ferdinando d’Aragona ed Enrico VII d’Inghilterra, ed infine l’imperatore Massimiliano, e così riuscì a scacciare dall’Italia i Francesi. Oltre ad essere un abile politico, Giulio II fu spesso anche un guerriero e comandò personalmente le sue truppe. Protettore delle arti, affidò al Bramante la ricostruzione della Basilica di S. Pietro e pose (1506) la prima pietra del nuovo edificio. Michelangelo eseguì per suo ordine gli affreschi della cappella Sistina scolpì per la sua tomba la famosa statua di Mosé. Raffaello eseguì i dipinti della camera della Segnatura e quelli della camera d’Eliodoro, nel Vaticano, e immortalò le sembianze di lui in un ritratto universalmente noto. Fu sepolto a San Pietro, a Roma.

 

LEONE X (1513-1521): un amante della cultura

Figlio di Lorenzo il Magnifico, nacque a Firenze nel 1475, crebbe in mezzo al fasto di casa Medici, che fece nascere in lui l’amore del lusso e della prodigalità e la passione per tutte le arti. Nominato cardinale a tredici anni, entrò quattro anni dopo negli ordini. Alla morte del padre, lasciò questa città e rimase a Firenze. Caduta in disgrazia la sua famiglia, viaggiò a lungo per Germania, Francia, Fiandre e conobbe molti uomini illustri dell’epoca. Fu eletto papa l’11 marzo 1513, a trentasei anni. Il suo pontificato fu caratterizzato dallo splendore delle arti e delle lettere, anche se le sue prime preoccupazioni furono di natura militare. Luigi XII preparava infatti una nuova invasione d’Italia, e Leone gli contrapponeva gli Svizzeri ed Enrico VIII d’Inghilterra e riuscì ad impedire un’alleanza fra la Francia, l’Austria e la Spagna. Più tardi, diventata l’Italia campo di battaglia degli stranieri, Leone X fomentò le lotte fra gli stranieri con l’obiettivo di assicurare l’indipendenza del papato. Nel campo religioso, da ricordare la predicazione delle indulgenze, che servirono a procurare ilo denaro per il completamento della basilica di S. Pietro, ma ebbe anche conseguenze nefaste. Ne nacque tra l’altro il grande scisma di Lutero. Ma ciò che rese davvero illustre questo Papa, fu l’aver riunito intorno a sè e l’avere incoraggiati e protetti i maggiori artisti dell’epoca, da Michelangelo a Raffaello, da Ariosto a Macchiavelli. Leone X arricchì la Biblioteca Vaticana, fondò la Laurenziana a Firenze, affidandone l’esecuzione a Michelangelo, acquistò manoscritti latini all’estero, istituì scuole e università. Morì a quarantasei anni.

Papi nella Storia, storia dei Papi nel Corriere della Sera.

 

Vocabolario ecclesiastico

Concilio: o sinodo è, nella vita di alcune chiese cristiane, una riunione di rappresentanti delle diverse chiese locali, per raggiungere un consenso attorno a un argomento riguardante la fede o per prendere decisioni di natura pastorale (è un’estensione del concetto di pastore, di cui definisce il compito. Come il pastore di pecore si prende cura del suo gregge, così coloro ai quali è stata affidata la responsabilità della conduzione della comunità cristiana si prendono cura di essa.)

Giubileo: affonda le proprie radici nella tradizione ebraica. È nell’Antico Testamento – nel Libro del Levitico – che si parla di un particolare anno in cui bisognava lasciare a riposo la terra, ed erano previste la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi. A cadenza cinquantennale, questo speciale anno veniva annunciato dal suono di un corno di ariete, in ebraico yobel, da cui deriverebbe poi il termine cristiano Giubileo. La ricorrenza confluì ben presto nella tradizione cristiana: fu papa Bonifacio VIII a indire il primo giubileo il 24 dicembre 1299.

Nicolaismo: dottrina che consentiva il matrimonio tra gli ecclesiastici.

Scomunica: pena presente nelle chiese cristiane che implica l’esclusione di un suo membro dalla comunità dei fedeli a causa di gravi e ostinate infrazioni alla morale e/o alla dottrina riconosciuta.

Simonia: compravendita di cariche ecclesiastiche. Il termine Simonia viene utilizzato più in generale per indicare l’acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro o prestazioni sessuali e deriva dal nome di Simon Mago il quale offrì a San Pietro del denaro chiedendo di ricevere in cambio la facoltà taumaturgica (capacità di fare miracoli).

 

Frasi celebri dei papi 

Se avessi saputo che sarei diventato Papa, avrei studiato di più” Giovanni Paolo I