La proposizione principale, detta anche indipendente, sta a fondamento di tutto un periodo, senza essere dipendente da nessun’altra.
Da essa dipendono le proposizioni subordinate.
Nella costruzione diretta la proposizione principale è posta all’inizio del periodo, mentre nella costruzione indiretta (o inversa) può trovarsi anche dopo proposizioni secondarie, per esigenze dell’espressione e dello stile.
Le proposizioni principali possono essere di diverso tipo, distinte secondo il diverso valore del loro contenuto: enunciative, volitive, interrogative, esclamative.
- Le proposizioni enunciative enunciano un giudizio (verificando, descrivendo o riferendo un fatto in forma affermativa o negativa): ad esempio, L’uomo è il re del creato; Bologna ha il merito di essere chiamata la “dotta”; Non è facile rimediare al pasticcio che hai combinato; La ricchezza non fa felici.
Le proposizioni enunciative, tanto affermative quanto negative, hanno il verbo solitamente al modo indicativo; ma possono averlo anche all’infinito preceduto dalla preposizione a (infinito storico) o da ecco, quand’ecco: ad esempio, E io allora a correre, tu a seguirmi; Ecco venire contro di noi, minaccioso, un uomo. Quand’ecco giungere improvvisa una lieta notizia.
L’enunciazione del giudizio può essere temperato da un futuro, dal condizionale o da qualche avverbio indicante dubbio, probabilità o possibilità: ad esempio, Domani forse visiteremo la mostra d’arte moderna. Potrebbe darsi che il presidente sia tornato nella capitale.
- Le proposizioni volitive (imperative, esortative, desiderative) esprimono volere, comando, invito, esortazione, preghiera, desiderio, augurio, ecc.
Secondo le varie sfumature le volitive si dividono in:– imperative: ad esempio, Taci! Vieni subito! Non mi seccare!
– proibitive: ad esempio, Non farlo. Non testimoniare il falso.
– esortative: ad esempio, Siate bravi. Fermatevi, se potete. Dica la verità.
– desiderative: ad esempio, Oh, se tu fossi qui! Se potessi averti vicino!
– concessive: ad esempio, Gioca pure. Fai quello che desideri.Le proposizioni volitive o desiderative hanno il verbo al congiuntivo (che in tal caso si dice ottativo o desiderativo), oppure l’imperativo, talora preceduto dalla congiunzione che, la quale, però, in questo caso ha solo valore pleonastico (cioè non ha funzione di congiunzione): ad esempio, Possa tu vivere felice! Tu sia benedetto! Che Dio vi assista! Che voi possiate essere sempre felici!
A volte le desiderative sono espresse con il condizionale o con l’infinito: ad esempio, Vorrei mi prestasse più attenzione. Oh potergli dire quel che penso!
- Le proposizioni interrogative sono quelle che esprimono una domanda immediatamente diretta a chi ascolta e sono sempre seguite dal punto interrogativo (?). Possono essere introdotte direttamente, oppure con aggettivi, pronomi, avverbi. Hanno il verbo al modo indicativo: ad esempio, Chi dice questo? Hai visto Renzo? Posso chiederLe un favore? A chi ci rivolgeremo?
Le interrogazioni alternative pongono due o più domande opposte tra loro: ad esempio, Vieni con noi o resti qui? Ci vai tu o ci vado io? Dunque: si parte o si resta?
Si usa anche il congiuntivo o il condizionale, quando la frase esprime possibilità o dubbio: ad esempio, Che sia proprio lui? Che dica la verità? Che faresti nei miei panni?
Qualche rara volta la proposizione interrogativa può avere il verbo anche all’infinito: ad esempio, Io fare una cosa simile? Tu lasciare l’impiego? Noi tradire i compagni?
In questi casi si tratta spesso di una interrogazione retorica, tale cioè da lasciar intendere chiaramente una risposta affermativa o negativa.
Nelle proposizioni di carattere dubitativo o deliberativo si ha alle volte un infinito indipendente: ad esempio, Come fare? Dove rivolgersi?Talvolta le proposizioni di forma interrogativa servono ad esprimere un comando: ad esempio, La finirai una buona volta? Volete star zitti, sì o no?
- Le proposizioni esclamative esprimono una esclamazione; sono sempre seguite dal punto esclamativo ed hanno il verbo solitamente al modo indicativo: ad esempio, Quanto sei buono! Oh, come è bella la campagna in primavera! Ahimè, quanto sono infelice!
Sono assai frequenti anche le forme ellittiche, cioè con il verbo sottinteso: ad esempio, Che pace! (sottinteso “c’è”); Che faccia tosta! (sottinteso “hai”, “ha”, ecc.); Quanti errori! (sottinteso “ha fatto”); Quale orrore! (sottinteso “provo”, “ho provato”).