Riflessioni Pedagogiche

L’arte – come qualsiasi altro linguaggio – ha bisogno di studio, educazione al gusto, educazione alla comprensione concettuale. Se si pensa che basti andare a visitare un museo, la domenica pomeriggio, per comprendere l’arte di Tiziano o di Andy Warhol, ci si sbaglia di grosso (cit.)

Una mente disciplinata porta alla felicità e una mente indisciplinata conduce alla sofferenza. (cit.)

Quando le cose non vanno, siamo costretti a rinunciare a quel disordine di possibilità, a tutte quelle molteplici immagini di ciò che potremmo essere che soffocano e tengono prigioniero ciò che veramente siamo. Non siamo noi a fallire, ma i nostri fantasmi. Rowling

Risultati immagini per dipinto di neonato caravaggio

L’importanza delle regole in famiglia 

Per Lacan, psicanalista e filosofo francese, un neonato, contenuto nel liquido amniotico con la nascita, perde i propri limiti.

La ricostituzione di un ambiente capace di riavvolgerlo e di contenerlo è pertanto di prioritaria importanza per la sua sopravvivenza psicofisica.

Compito degli Educatori (genitori e docenti) è proprio quello di costruire un percorso di crescita,  all’interno di un quadro normativo condiviso, costituito da regole e sanzioni. 

Riflessioni Pedagogiche: per stimolare l’apprendimento dobbiamo consolidare le abilità di pianificazione (ideare piani, uso di problem solving); di attenzione (orientare e sostenere la cognizione); di classificazione (organizzare dati); di successione (sequenziare dati); di motivazione; di autoregolazione.

Riflessioni sulla Scienza Pedagogica

La Pedagogia è la scienza umana che studia l’educazione e la formazione dell’uomo nel suo intero ciclo di vita. Si occupa di bambini, di adolescenti, giovani, adulti, anziani e disabili, di tutte le fasi di vita, di tutte le tipologie di persone, normali e diversamente abili. La Pedagogia è una scienza che si occupa di sviluppare nel migliore dei modi il potenziale umano, cognitivo, affettivo, spirituale e creativo dell’individuo  attraverso la consulenza alla famiglia, la didattica, la relazione interpersonale, i progetti di formazione.

L’insegnante con una formazione pedagogica, tra le altre cose, si interroga su come l’individuo apprenda, superando uno dei paradossi educativi messo in rilievo da S. Papert <<in tutta la letteratura sull’apprendimento e l’istruzione l’enfasi è posta su come insegnare. Non si parla del modo in cui imparare. E si è riflettuto ben poco su che tipo di concetti, su quali abilità debbano essere sviluppate se si vuole migliorare la capacità di apprendere, in particolare su quali siano le forme di conoscenza che maggiormente conducono a migliorare tale abilità. Ritengo che nell’insieme il lavoro degli educatori sia stato prendere certi argomenti, ad esempio la storia, e stabilire come presentarli in modo che fossero semplici da insegnare. E questo è molto diverso dal presentarli in modo che siano semplici da apprendere. Ma questo non lo si è davvero fatto molto, almeno nell’ambiente dell’istruzione. Questa dunque è la prima intenzione: cercare di presentare dei modi di pensare intorno a varie forme di conoscenza che le rendano più facilmente imparabili>>.

Il docente pedagogo

Aprile 2016

Tecniche di comprensione del testo

La comprensione del testo è il risultato di numerosi fattori: la motivazione, la conoscenza dell’argomento, lo stile di lettura, l’uso di strategie (cit.)

Leggere e Comprendere

Capire un testo non significa trasferire nella memoria quanto scritto in una pagina, ma mettere in relazione i concetti contenuti nel testo con le informazioni che già si possiedono.

Il primo passo per leggere in modo efficace è quello di capire i meccanismi che entrano in gioco nella lettura. I nostri occhi non seguono il testo con un movimento continuo e fluido, ma per “scatti”: la velocità di lettura dipende dal numero di parole che si riescono a cogliere in ogni scatto. La maggior parte delle persone ha una velocità di lettura compresa fra 200 e 400 parole al minuto.

Velocità di lettura e capacità di comprensione non dipendono però solo dal “colpo d’occhio”, ma anche dal:

  • Genere di testo: un fumetto, un libro di narrativa, un manuale di biologia.
  • Scopo della lettura: per divertirsi, per documentarsi, per prepararsi a un esame.
  • Bagaglio di conoscenze: più si conosce un argomento, più è semplice inserire nuove conoscenze che riguardano il medesimo argomento.

Il cervello umano elabora le informazioni raccolte da ogni scatto oculare in tempi più brevi rispetto a quelli necessari alla lettura lineare, lettera dopo lettera, tipica dei bambini piccoli. Bastano pochi indizi per capire il senso di una parola o di una frase.

Fonte: Università degli Studi di Milano

Tecniche di comprensione del testo 

Aprile 2016

Pedagogia delle Emozioni: lo sviluppo dell’autoregolazione

Le emozioni rappresentano le fondamenta dello sviluppo individuale: su di esse si costruisce l’intera personalità del bambino, nei suoi aspetti cognitivi, comportamentali e sociali.  Per generare benessere e favorire la crescita dell’individuo è necessario promuoverne l’autoregolazione emozionale, ossia l’autoregolazione attiva e consapevole delle emozioni, in modo tale che supportino il benessere relazionale e l’efficacia cognitiva del bambino (Fedeli, 2015).

Quali passi si dovrebbero compiere in vista di tale obiettivo? Come sostiene  Daniele Fedeli, il primo passo da compiere nella direzione dell’autoregolazione è fare in modo che l’individuo possa sperimentare le diverse emozioni nel quotidiano, riconoscere le emozioni di base (paura, rabbia, felicità) e che possa acquisire un vocabolario emozionale. Il secondo passaggio è quello di fare in modo che l’individuo riesca a tollerare livelli di attivazione emozionale sempre più elevati, senza scatenare comportamenti sregolati. Il terzo step è rappresentato dalla capacità del bambino di elaborazione delle emozioni. L’ultimo gradino prevede la capacità di imparare ad usare le emozioni come strumento per controllare i propri comportamenti.

Gennaio 2016

Strategie per favorire lo sviluppo mentale del bambino 

Il saggio divulgativo di Siegel e Bryson, 12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino presenta un insieme di pratiche educative atte a sviluppare autodisciplina, per migliorare la condotta, per sviluppare empatia, per potenziare la concentrazione.

Le tecniche descritte si fondano sulle scoperte in ambito neuroscientifico di ultima generazione. Nella fascia di età compresa tra i 9 anni e i 12, per promuovere l’integrazione tra i due emisferi cerebrali dell’individuo, gli autori suggeriscono alcune strategie pedagogiche citate di seguito.

La tecnica definita entrare in sintonia e reincanalare cosa prevede?

Quando il bimbo è sopraffatto da emozioni intense, ad esempio è arrabbiato o agitato, gli autori suggeriscono di sintonizzarsi sul piano emotivo, per mantenere in equilibrio i due emisferi cerebrali, dopodiché è necessario ricorrere agli insegnamenti descritti nel saggio.

La seconda tecnica, definita nominare per dominare, consiste nel tenere sotto controllo esplosioni di rabbia mediante la verbalizzazione di ciò che sta accadendo.

La parte definita attivare senza infiammare, mette in evidenza che nelle situazioni di grande tensione, è necessario coinvolgere la parte superiore del cervello del bimbo, mediante la pianificazione di scelte.

L’altra tecnica definita muoversi per non perdersi, da adottare quando il fanciullo è in uno stato di agitazione, consiste nel fargli fare del movimento, in modo che possa ritrovare l’equilibrio interiore. Alla scoperta delle S.P.I.E. consiste nell’aiutare il soggetto a prestare attenzione a sensazioni, pensieri, immagini ed emozioni presenti dentro di sé e a comprenderli (tecnica anche idonea a sviluppare l’empatia).

12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino

Dicembre 2015

Disciplina

In base all’età dell’individuo i genitori devono essere in grado di applicare delle regole di disciplina che servano al bambino a crescere nella società in mezzo alle altre persone, nel rispetto di tutti. Quali tecniche usare?

Nel contemporaneo testo di Siegel e Bryson, La sfida della disciplina, si acquisiscono informazione sul cervello del bambino e sul motivo perché in alcuni casi assuma dei comportamenti irrazionali e oppositivo provocatori e su alcune tecniche da applicare, per sviluppare nell’individuo disciplina e consapevolezza.

Per semplificare, le parti cerebrali coinvolte nel comportamento del  bimbo sono due, che definiremo piano di sotto e piano di sopra.

Il piano di sotto è costruito dal tronco encefalico e dalla regione limbica definiti cervello rettile.

Queste aree del cervello poste in basso vengono considerate più primitive perché sono responsabili  dei processi e delle funzioni mentali quali le emozioni intense, come rabbia e paura, l’istinto di proteggere i piccoli e funzioni di base come la respirazione, la regolazione dei cicli di sonno-veglia e la digestione.

E’ il “piano di sotto” del cervello a spingere un bambino a lanciare un giocattolo contro un muro, per manifestare rabbia e aggressività.

Le aree cerebrali che formano il piano di sopra, responsabili di capacità di pensiero sofisticate e complesse, sono ancora immature alla nascita e iniziano a svilupparsi, lentamente, nel corso del tempo.

Il “piano di sopra” è costituito dalla corteccia cerebrale che inizia dietro la fronte e continua fino alla nuca.

Il piano di sopra controlla un’interminabile lista di abilità di pensiero, emotive e relazionali che consentono di condurre un’esistenza equilibrata e ricca di significato e di intrattenere relazioni positive (ibidem, pag. 55).

Nel crescere un bambino dobbiamo sforzarci di comprendere il suo punto di vista, il suo livello di sviluppo e le sue reali capacità in un particolare momento.

Inoltre, è nostro compito favorire lo sviluppo della parte superiore del cervello di nostro figlio e dell’insieme di abilità che queste regioni cerebrali rendono possibili e nel farlo dovremmo guidarlo in determinati comportamenti.

Di che si parla? Si tratta di mettere in atto un insieme di insegnamenti, quali ad esempio sviluppare nel bimbo la tecnica della mindfulness, ossia la capacità di essere presenti, aperti e ricettivi nei confronti del qui ed ora, di focalizzare l’attenzione su ciò che avviene nel momento, senza esprimere giudizi e concentrandosi sul riconoscimento e l’accettazione della realtà così come è.

Ad esempio, quando stiamo facendo una passeggiata con nostro figlio, descriviamo tutto ciò che vediamo e che proviamo e/o sentiamo in quel momento, per farlo uscire dal suo egocentrismo, perché sappia come l’adulto coglie la realtà e possa a sua volta prestare attenzione ad aspetti, che viceversa gli sarebbero preclusi, in quella fase della crescita.

Un’altra tecnica consiste nell’aiutare i bimbi a dare un nome alle loro emozioni, secondo la tecnicanominare per dominare”.

E’ sufficiente dare un nome a un’emozione, come la rabbia o la paura, per sentirla diminuire di intensità, in modo che il “piano di sopra” possa riportare alla calma “il piano di sotto”.

 

Il cervello durante la lettura

Nel testo Studio, dunque scrivo di Luisa Carrada e Claudia Trequadrini si sostiene che la scienza è in grado di mappare in modo preciso le zone cerebrali che si attivano durante la lettura, di quantificare lo sforzo che la lettura impone e il modo in cui questo sforzo potenzia e cambia il cervello.

Appena una persona impara a leggere, il suo cervello cambia: cambia materialmente, nella struttura fisica che è formata da neuroni, cellule nervose, collegate tra loro in “rete”, capaci di trilioni di collegamenti possibili (ibidem, pag. 16).

Quando leggiamo, le aree del cervello si attivano per decodificare i segni linguistici, collegarli, richiamare i concetti corrispondenti nominarli, disambiguare concetti simili, scegliere significati adatti al contesto.

Il procedimento della lettura arricchisce gli strumenti di cui disponiamo per dare forma al pensiero: un lessico sempre più ampio, strutture sintattiche complesse, abilità concettuali di varia natura. La lettura influenza lo sviluppo emotivo della persona, tanto è vero che durante la lettura si attiva il sistema limbico, sede dell’emotività. Leggere permette di entrare nel regno delle possibilità (ibidem).

Studio, dunque scrivo

Novembre 2015

Leggere 

La capacità con cui il bambino imparerà a leggere dipende dalle sue doti naturali e, in modo considerevole, dal suo passato a casa. Se a casa la lettura gli è stata presentata come qualcosa di desiderabile, se è stata sviluppata la capacità di divertirsi con la lingua e il rapporto con i genitori ha creato autostima, il bambino accetterà subito la lettura come qualcosa di importante.

La capacità di ascolto è una competenza dell’area linguistica. Si dà per scontato che si sviluppi spontaneamente e non necessiti di particolare attenzione. Viceversa è una capacità da coltivare con estrema cura.

Come fare?

Ad esempio, la lettura ad alta voce crea una piacevole abitudine all’ascolto e dilata i tempi di attenzione che oggigiorno sono decurtati dai ritmi incalzanti (Valentino-Merletti, 1996). Ascolto e attenzione favoriscono inoltre lo sviluppo della capacità di creare immagini mentali. Il bambino che sa ascoltare con attenzione mette in moto processi mentali simili a quelli che usa un lettore esperto: recepisce e processa mentalmente il flusso del linguaggio per dare ordine alle idee in esso presenti, seleziona quelle importanti, conserva quelle di sostegno e sopprime quelle irrilevanti (ibidem).

Fonte: Questo articolo è tratto dai manuali educativi Valentino Merletti, Leggere a voce alta e dal testo di Aidan Chambers, Il piacere di leggere

 

Ottobre 2015

Come i genitori possono sostenere l’apprendimento dei figli

Gli studi recenti mostrano quanto sia importante il sostegno dei genitori nei successi scolastici dei figli. In buona sostanza, i genitori dovrebbero trascorrere del tempo con i figli, per svolgere un insieme di attività intellettuali e ludiche, finalizzate allo sviluppo dell’intelletto e della parte emotiva. Per ottenere questo obiettivo sono necessarie una serie di pratiche, quali: sviluppare fiducia ed autostima; educare all’ascolto; creare un ambiente ideale per promuovere un apprendimento efficace; crescere un cervello sano e aperto all’apprendimento; usare tecniche per migliorare la capacità di ricordare.

Per sviluppare fiducia ed autostima è bene conoscere semplici regole (S. Crosera, 2000):

1) apprezzare i bambini. Come? Dando il giusto riconoscimento e lode quando lo meritano, oppure aumentando le loro responsabilità, dopo che hanno svolto con successo un determinato compito.

2) Prendi seriamente le loro idee, emozioni e sentimenti.

3) Definisci chiaramente limiti e regole.

4) Sii un buon modello. Nei ruoli che rivesti in famiglia e fuori, fai in modo che i tuoi bambini riconoscano che ti sforzi sempre al massimo.

5) Non coprire i tuoi errori, ma insegna che l’errore è uno strumento di apprendimento.

6) Insegna ad amministrare bene tempo e denaro.

7) Nutri aspettative ragionevoli nei confronti dei bambini.

8) Aiuta i tuoi bambini a sviluppare tolleranza verso coloro che hanno valori, norme, origini diverse dalle loro.

9) Da’ responsabilità ai bambini: si sentiranno utili.

10) Renditi disponibile soprattutto quando hanno bisogno di te.

11) Trascorri un po’ di tempo con loro.

12) Utilizza frasi costruttive. Mostra un atteggiamento positivo, incoraggia a credere nelle capacità ricordando, per esempio, in cosa si riesce bene.

13) Bisogna evitare: la mortificazione con termini che possano far sentire il soggetto inadeguato. Bisogna evitare di etichettare la persona. Bisogna evitare di lanciare messaggi contraddittori.

Come migliorare la autostima nei bimbi

Come migliorare la tua autostima.

Come migliorare la autostima di un bimbo piccolo.

Come migliorare la autostima di un adolescente.