Proemio della Gesuralemme Liberata

LA PROTASI = Parte introduttiva dei poemi classici, consistente in un breve cenno dell’argomento da trattare, seguito dall’invocazione a una divinità (per lo più alla Musa della poesia)

Spiegazione del Proemio

Il Proemio è costituito da tre parti:

  1. presentazione del protagonista e dell’argomento dell’Opera;
  2. invocazione alla Musa cristiana;
  3. tema encomiastico, ossia di celebrazione di Alfonso II d’Este, ultimo duca di Ferrara e generoso protettore di Torquato Tasso.

Il Proemio espone i temi centrali dell’opera: la guerra al servizio della fede e la liberazione di Gerusalemme a opera dei Crociati. Protagonista è l’eroe cristiano Goffredo di Buglione che, con l’aiuto del Cielo, sfida le forze infernali e richiama al loro dovere di guerrieri cristiani, i suoi compagni, sviati da un momento di sbandamento morale.

L’invocazione è rivolta alla Musa cristiana, cui l’autore chiede l’ispirazione poetica e religiosa, nonché il perdono per gli episodi fantasiosi che nel comporre il suo canto, intreccerà alla verità storica.

L’ultima ottava contiene infine la dedica ad Alfonso II, duca di Ferrara e protettore di Tasso. 

Prima Ottava: presentazione del protagonista e dell’argomento dell’opera

La prima ottava (strofa di otto endecasillabi, i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata secondo lo schema abababcc;) esponela presentazione del protagonista dell’opera, il capitano Goffredo di Buglione le cui arme sono pietose, in quanto devote alla fede cristiana e alla guerra santa della Crociata.

L’impresa compiuta da Goffredo è celebrata come “glorioso acquisto”, dal momento che il condottiero ha riconquistato il santo sepolcro di Cristo (gli aggettivi sottolineano la grandezza dell’opera militare) ed egli ha operato con saggezza e con ardimento militare, soffrendo molto nel fare fino in fondo il proprio dovere.

Goffredo è dunque presentato sin dall’inizio come guerriero perfetto, non soggetto al turbamento delle passioni che invece svieranno i suoi compagni, dalla centralità della loro missione, e infatti a lui spetterà il compito di riportarli sotto le insegne dei Crociati, anticipando uno dei temi fondamentali del poema e cioè il contrasto fra dovere e allettamento dei sensi, tra guerra e amore.

Viene anche prefigurato l’intervento del soprannaturale nelle vicende militari,  (e in van l’inferno) poiché il Cielo ha dato il suo favore all’impresa di Goffredo e ha vanificato il tentativo delle forze infernali di opporsi all’inevitabile caduta di Gerusalemme, così come vana sarà l’unione tra l’esercito musulmano di Terrasanta e quello proveniente dall’Egitto (dalla “Libia”, intesa genericamente come il Nordafrica).

In sintesi, l’ottava proemiale riassume in modo sintetico tutti gli aspetti fondamentali del poema, così come l’ultima (XX.144) avrà ancora protagonista Goffredo, che “vince” ed entra in Gerusalemme adorando il “gran Sepolcro”.

Seconda e Terza ottava: invocazione alla Musa

Nell’invocazione alla Musa , Tasso intende rivolgersi all’ispirazione divina e il poeta chiarisce subito che non si tratta della divinità pagana, che è incoronata sul monte Elicona di allori destinati a sfiorire perché legati a una poesia mortale, bensì di una Musa celeste che ha una corona dorata di stelle e risiede in Paradiso, quindi l’autore dovrà essere assistito direttamente da Dio nel comporre un’opera di profondo significato religioso, molto diversa dai poemi di intrattenimento dell’epica cavalleresca.

Tasso giustifica anche la scelta di mescolare vero e invenzione romanzesca (i “fregi” con i quali abbellisce il vero storico), poiché i lettori si rivolgono più volentieri a un’opera con elementi piacevoli e attrattivi e in tal modo egli potrà più facilmente trasmettere il messaggio religioso ed edificante del poema, che costituisce la più interessante novità letteraria rispetto alla tradizione epica precedente.

L’autore ricorre alla similitudine del bambino malato che deve bere un’amara medicina e che viene ingannato facendolo bere da un “vaso” i cui bordi siano stati cosparsi con “soavi licor”, poiché da questo inganno egli riceve la guarigione e la vita: fuor di metafora i “succhi amari” sono gli insegnamenti morali dell’opera, mentre le sostanze dolci sono appunto i “diletti” poetici inseriti nella materia propriamente epica, ovvero gli intermezzi idillici che apparentemente potevano stonare in un poema dedicato a un’impresa santa come la Crociata che aveva portato alla riconquista di Gerusalemme. Tasso trae la similitudine da Lucrezio (De rerum natura, I.936-942), che usa un’immagine molto simile per giustificare anch’egli la scelta di affrontare la materia filosofica dell’epicureismo musaeo dulci… melle (“col dolce miele proprio delle Muse”), onde evitare che il volgo, restio al linguaggio del sapere, se ne allontani come disgustato.

Quarta e Quinta ottava: Motivo Encomiastico = celebrativo 

Anticipano il motivo encomiastico al centro del poema, dedicato ad Alfonso II d’Este (all’epoca protettore di Tasso e signore di Ferrara) che viene ringraziato dal poeta in quanto lo ha generosamente accolto nella propria corte, lui che era “peregrino errante” in quanto privo di una patria, esule come il padre Bernardo che aveva seguito nell’infanzia: l’autore usa la consueta metafora del viaggio in mare, che per lui è stato difficile perché fiaccato dal fortunale (un vento tempestoso) e rischiava di venire inghiottito dalle onde, finché Alfonso lo ha sottratto alla burrasca e lo ha condotto in porto, dal momento che gli anni della composizione del poema a Ferrara furono in effetti i più sereni nella vita personale di Tasso.

Il poeta auspica addirittura che Alfonso possa assumere il comando di un’ipotetica futura Crociata volta a riconquistare la Terrasanta, per cui il signore di Ferrara viene chiamato “emulo di Goffredo” e a lui il poema è offerto come un “voto”, come un dono consacrato per il suo contenuto religioso.

Il tema encomiastico verrà sviluppato soprattutto con il personaggio di Rinaldo, leggendario capostipite degli Este e figura analoga al Ruggiero del Furioso, specie nel canto XVII in cui il mago di Ascalona farà la rassegna degli illustri antenati del guerriero e profetizzerà la venuta di Alfonso, “primo in virtù ma in titolo secondo”.

Nella Conquistata la celebrazione degli Este ovviamente verrà meno, in seguito alla prigionia di Tasso nell’ospedale di Sant’Anna e alla rottura dei rapporti con Alfonso, e il secondo poema sarà dedicato al cardinale Cinzio Aldobrandini, nipote del papa Clemente VIII e protettore del poeta negli ultimi anni.

L’accenno al “buon popol di Cristo” per cui Tasso auspica una pacificazione interna, necessaria premessa a una successiva Crociata in Terrasanta, rimanda alla rottura dell’unità del mondo cristiano in seguito alla Riforma e chiarisce fin dall’inizio che la lotta contro gli “infedeli” musulmani nasconde in controluce quella contro gli scismatici e i predicatori che avevano sconvolto l’assetto religioso dell’Europa del XVI sec., contro i quali da più parti si invocava una “crociata” per estirpare la loro eresia (questo clima di contrapposizione preannuncia le guerre di religione che divamperanno nel XVII sec.