Perché è importante leggere?

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Ho sempre immaginato il paradiso, come una sorta di gigantesca libreria, Borges

‘Leggere è un atto fondamentale che porta a una ricerca di senso, di sé e del mondo che ci circonda’

Negli ultimi decenni i neuroscienziati sono riusciti a raccogliere numerose informazioni sul funzionamento del cervello durante il processo di lettura, grazie alle tecniche di indagine cerebrale, come la risonanza magnetica e la Tomografia Assiale Computerizzata.

Federica Fioroni dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, spiega che la cosiddetta neurolettura, ossia l’indagine dell’attività del leggere, alla luce delle neuroscienze, può dirsi iniziata già alla fine dell’Ottocento, tuttavia solo in tempi recenti si sono compiute importanti scoperte grazie alle tecniche di neuroimaging di cui sopra.

È  stato  dimostrato  che  vi  è  un’universalità delle basi cerebrali della lettura: in qualunque lingua si stia leggendo dall’inglese al giapponese, una  sola  e  medesima  area  cerebrale  viene  coinvolta,  la  regione  occipitotemporale sinistra; le reti cerebrali della lettura costituiscono dunque un invariante antropologico che fa parte integrante della natura umana.

Le ricerche contemporanee mettono in evidenza l’estrema complessità dell’atto del leggere.

Gli uomini non sono biologicamente programmati per essere dei lettori, in quanto sia la lettura che la scrittura sono delle invenzioni create dall’uomo e il nostro cervello ha impiegato tantissimi anni per sviluppare queste abilità intellettive

Dal punto di vista filogenetico (come si sono evolute le strutture cerebrali umane) la capacità della lettura parrebbe essere il frutto di una sorta di riciclaggio neuronale: il nostro cervello non è fatto per la lettura, ma i neuroni si riconvertono grazie alla sua innata plasticità, così come sostiene Dehaene.

Dehaene spiega che il nostro cervello non è fatto per la lettura, ma vi si riconverte grazie alla sua innata plasticità. In altri termini, esso non si è evoluto per la lettura, ma al contrario è la lettura che si è evoluta fino ad acquisire una forma adatta ai nostri circuiti; l’attività del leggere sarebbe dunque possibile grazie al riciclaggio di dotazioni preesistenti nel nostro  cervello,  i  cosiddetti neuroni  della  lettura, situati  nella  regione  occipitotemporale  sinistra.

Quando un bambino impara a leggere?

La capacità di lettura dipende dalla maturazione delle aree visive, uditive, linguistiche e concettuali del cervello.

Come spiega la neuroscienziata della lettura M. Wolf, l’integrazione tra le varie aree dipende dalla maturazione e dalla velocità a cui le aree possono comunicare tra loro.

A sua volta, questa velocità dipende dalla mielinizzazione degli assoni dei neuroni. La maturazione del rivestimento della mielina segue un calendario evolutivo che differisce da una regione all’altra del cervello. Anche se entro i cinque anni di vita la gran parte delle regioni sensoriali e motorie sono mielinizzate e in grado di funzionare indipendentemente, alcune regioni cerebrali coinvolte nella nostra capacità di leggere, come la circonvoluzione angolare, non è completamente mielinizzatea, prima dei cinque anni e oltre.

I libri contribuiscono allo sviluppo cognitivo dell’individuo perché  hanno un lessico ricco e diversificato, che non ricorre nella lingua parlata e perché sono dotati di una sintassi, cioè di una struttura grammaticale, carente nella lingua parlata quotidiana.

Un altro aspetto del linguaggio dei libri riguarda la possibilità di entrare in contatto con una vasta gamma di artifici letterari, come il linguaggio figurato e in special modo le metafore e le similitudini.

Leggere fa bene al corpo e alla mente.

Keith Oatley, professore del Dipartimento di Psicologia applicata e sviluppo umano, dell’Università di Toronto, in Canada sostiene che la lettura di testi di narrativa letteraria, induce un miglioramento nella capacità di provare empatia e di stimolare uno sviluppo personale.

L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. E’ un termine che deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni e “pathos”.

Le persone che leggono migliorano la comprensione degli altri. Questo effetto è particolarmente marcato con la narrativa letteraria

Questi effetti sono dovuti in parte al processo di coinvolgimento nelle storie, che include inferenze e coinvolgimento emotivo, e in parte ai contenuti della finzione, che includono personaggi complessi e circostanze che potremmo non incontrare nella vita quotidiana.

La finzione può essere pensata come una forma di coscienza di sé e degli altri che può essere trasmessa da un autore a un lettore o spettatore e può essere interiorizzata per aumentare la cognizione quotidiana

In base a una ricerca dell’Università del Sussex (UK), leggere un libro o un giornale in silenzio, per soli sei minuti, rallenta la frequenza cardiaca e la tensione muscolare, abbassando i livelli di stress, superando in questo altre attività, come passeggiare, sorseggiare un tè, o ascoltare musica.

Secondo uno studio annuale condotto dalle Nazioni Unite, il World Happiness Report del 2020, che si basa sull’analisi del benessere delle popolazioni di 156 Paesi del mondo, i luoghi più felici sono quelli in cui sono presenti un numero vasto di biblioteche.

Nel testo Studio, dunque scrivo di Luisa Carrada e Claudia Trequadrini  si sostiene che appena una persona impara a leggere, il suo cervello cambia: cambia materialmente, nella struttura fisica che è formata da neuroni, cellule nervose, collegate tra loro in “rete”, capaci di trilioni di collegamenti possibili.

Quando leggiamo, le aree del cervello si attivano per decodificare i segni linguistici, collegarli, richiamare i concetti corrispondenti nominarli, disambiguare concetti simili, scegliere significati adatti al contesto.

Il procedimento della lettura arricchisce gli strumenti di cui disponiamo per dare forma al pensiero: un lessico sempre più ampio, strutture sintattiche complesse, abilità concettuali di varia natura. La lettura influenza lo sviluppo emotivo della persona, tanto è vero che durante la lettura si attiva il sistema limbico, sede dell’emotività. Leggere permette di entrare nel regno delle possibilità.

Cosa fare per stimolare l’apprendimento della lettura, a scuola? Bisognerebbe dare spazio alla lettura di testi integrali di narrativa.

Come fa notare Emanuela Bandini, in Non come un romanzo (2014), il brano antologico impedisce di apprendere come si legge davvero un romanzo, in quanto lo studente – non avendo accesso al testo integrale – non può svolgere un insieme di operazioni intellettuali necessarie per sviluppare strategie di lettura solide ed efficaci.

A questo riguardo, il discente è impossibilitato a iniziare la lettura dall’incipit o della prefazione; non può costruirsi gradualmente un’immagine dei personaggi, né seguire il ritmo e la progressiva costruzione della trama.

In sintesi, l’adolescente nutrito di passi antologici, non può imparare ad assemblare funzioni, sequenze e trame in un insieme coerente che gli permetta di assegnare un senso alla narrazione; non può esercitarsi a padroneggiare la grammatica del testo.